CI SONO RAZZE “LIMITATE”?

Inizialmente su questo argomento volevo farci un Caffè Etologico (per chi mi segue su Instagram), ma all’ennesimo messaggio ricevuto con la domanda “Mi hanno detto che i cani della razza X hanno una comunicazione limitata ed è per quello che gli altri non li capiscono, è vero?”,  ho deciso di scriverci un articolo, perché trovo davvero allarmante la diffusione di certi “credo”.
E allora andiamo a sfatare l’ennesima bufala cinofilia in nome dell’etologia e del comportamento canino. A cominciare dalla mia esperienza diretta.

Ho lavorato e lavoro tutt’oggi con queste razze bollate come limitate (no, non ve lo faccio l’elenco perché non ha senso replicare simili assurdità) con capacità sociali rare ed eccezionali, capaci di usare una delicatezza comunicativa squisita. Altri, visti arrivare al Centro incapaci di dialogare perché soffocati dalle loro paure, poi aiutati a superare le loro difficoltà e alla fine visti sbocciare e diventare grandi comunicatori. 

La verità dunque è un’altra.
La maggior parte di questi cani, a dispetto della loro possenza o della loro nomea di razza, sono semplicemente fragili, insicuri, a volte con esigue competenze sociali. 
Questo può derivare da un’eredità genetica, o dal loro bagaglio esperienziale, o ancora da sensibilità sociali e ambientali non individuate, o ancora, da una pessima gestione.
Una sola o più di queste ragioni possono portare un cane alla mancanza di autocontrollo emotivo e a non essere quindi in grado di gestire stati di frustrazione, di stress, o di paura anche all’interno di un’interazione. La conseguenza sarà un cane emotivamente alterato, che avrà comportamenti apparentemente eccessivi per il contesto: questi cani infatti possono diventare esageratamente fisici, invadenti, prepotenti. Ma rimangono tutte espressioni di un disagio profondo.

C’è un altro punto su cui riflettere: ogni cane nasce con un vocabolario proprio che si amplierà grazie alle sue esperienze, ma se questo non gli viene permesso, o non lo si accompagna in questa crescita con la dovuta attenzione e competenza, non si svilupperà adeguatamente. Ad un occhio poco esperto anche questo potrà sembrare una limitatezza, ma di nuovo, così non è.

Insomma, il dito inquisitore può essere riposto, la limitatezza non è una peculiarità di razza. E poi via! che tristezza sentir usare una parola così riduttiva e assoluta proprio da chi dovrebbe spendersi per arricchirli i cani.

Ogni cane ha la sua tipicità. Ovvio quindi che tra cani della stessa razza possa scattare prima un “feeling”, ma questo non significa che tra razze diverse non ci si capisca.
Alcune razze possono essere particolarmente prorompenti e risultare  “troppo” per cani poco confidenti, timidi, sensibili.
Altre razze meno predisposte a “tarallucci e vino” preferirebbero starsene semplicemente per i fatti propri (non avete idea di quanti cani farebbero volentieri a meno di essere forzati alla socializzazione).

Ci sono perfino razze talmente diverse nella conformazione che possono spiazzare un altro cane se non se ne ha mai incontrato uno uguale prima di allora, ma rimane cosa di poco tempo, giusto quello di prendere le dovute informazioni.

Di certo, ognuna di queste razze, è perfettamente in grado di sviluppare una comunicazione completa ed efficace.

Quindi, se un cane è sereno e competente, a prescindere dalla razza, troverà sempre il modo di ascoltare, farsi ascoltare e mettere a proprio agio il proprio compagno di interazione. Se non lo fa, il problema non è la razza ma risiede in una sua difficoltà, e su quello bisogna lavorare.

Il catalogo comportamentale del cane è uno e uno soltanto, e contiene tutto ciò che serve per comprendere efficacemente un cane. Magari sarebbe utile cominciare a studiare quello, prima di etichettare un cane.

Conosci. Ascolta. Comunica.
Francesca D’Onofrio

 

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