NON MI TOCCARE

L’INUTILITÀ DELLA MANIPOLAZIONE FORZATA

Durante l’ultimo Stage sulla Comunicazione non Verbale, abbiamo avuto modo di osservare ancora una volta la percezione che un cane ha del contatto fisico.

Alla fine di un’interazione, uno dei cani partecipanti ha passato in rassegna tutto il gruppo di persone sedute, le ha annusate e poi ha scelto prima una donna e poi un uomo per chiedere esplicitamente contatto. Si è seduto praticamente sui loro piedi e ha spinto il corpo sulle loro gambe, mentre con la testa cercava le mani per avere carezze.
Entrambe le persone sono state delicatissime nel toccarlo, ma ogni variazione dei loro movimenti (nella pressione, nella velocità con cui la mano si muoveva, nella zona toccata) modificava le sue reazioni: talvolta provocandogli un piccolo disagio che manifestava con segnali di stress, pur non interrompendo il contatto con loro, talvolta spostandosi anche impercettibilmente da quella posizione.

Questo era un contesto controllato in cui le persone si sono fermate quando il cane ha chiesto uno stop, ma fuori dal Centro non è quasi mai così e gli epiloghi in genere sono diversi. 
Un esempio tra tanti è quello di una cagna che mi è stata portata dopo aver morso in faccia una bambina.
Uno di quei cani che descrivono come il cane perfetto per i bambini, per la famiglia, che ti fa anche il caffè la mattina e che è talmente wow che praticamente non devi far null’altro che dargli da mangiare e fare qualche tiro di palla per non farlo ingrassare.
Ecco, questa cagna, condannata fin dalla nascita dall’ignoranza popolare e costretta ad una manipolazione continua e non attenta, alla fine ha morso. 

L’assoluto “Il cane deve imparare ad essere toccato” non è alimentato solo da giornali modaioli, ma anche da diverse scuole: il cane viene forzato alla manipolazione ovunque e da chiunque, spesso tenendolo anche bloccato con pochi centimetri di guinzaglio, allo scopo di renderlo “educato” con tutti.
Niente lettura del cane, niente rispetto delle sue sensibilità, niente inviti all’osservazione e all’ascolto e zero capacità di individuare segnali predittivi di un aggressione (oh sì, si possono individuare eccome!).

Grazie anche a questa filosofia, l’aumento di cani che mordono in contesti famigliari è aumentato drasticamente e, ogni settimana, mi passano sotto gli occhi sempre più cani che hanno morso, anche seriamente, componenti (adulti e bambini) della famiglia.

Di solito questi cani,  inizialmente manifestano “semplice” intolleranza al contatto abbassando la testa per evitare la classica manata sulla testa, spostandosi, leccandosi labbra e naso, scrollando subito dopo il contatto, o con altri segnali di stress.
Se questa cosa viene ignorata e la manipolazione continua ad essere imposta senza attenzione, il cane comincia a non cercare più contatto con le persone che forzano la manipolazione, si mantiene a distanza e diventa riluttante anche ai richiami.
Il passo successivo può essere l’immobilità: in cui il cane diventa un marmo e subisce passivamente; o in altri casi il ringhio, il naso arricciato, i denti di fuori e atre minacce più o meno evidenti. In quest’ultimo caso, il cane ottiene finalmente quello che vuole: lo stop della manipolazione. E questo lo porterà ad auto-rinforzare e riutilizzare questo comportamento in seguito, con lo scopo di non subire più contatto.

Anche in questi casi spesso si sbaglia, insistendo, o facendo insistere la persona famigliare al cane al contatto, con lo scopo di dichiarare che questi mezzi non servono a far desistere dall’intento.

Dove sta lo sbaglio? Che ancora una volta si ascoltano solo le proprie necessità e mai quelle del cane, perché il cane DEVE FARE a prescindere da quello che pensa o prova. Si sbaglia perché si porta ad una rottura del rapporto che dovrebbe essere basato su tutt’altro.

Se la domanda è: “allora cosa faccio, lascio che il mio cane mi ringhi?” La mia risposta è che non si sarebbe nemmeno dovuti arrivare ad una situazione come questa, ma visto che ormai si è creata, di nuovo, non è la forzatura a risolvere le cose.

Non a caso, quando valuto questa tipologia di casi, questi stessi cani che si tengono così abilmente alla larga dalle persone di famiglia e che continuano a minacciare apertamente le loro mani che si muovono, spesso cercano contatto da estranei senza andare mai in minaccia. Significativo no? Traducendo poco tecnicamente ma molto efficacemente si potrebbe tranquillamente asserire, insomma, che ne hanno le palle piene.

Comprendo che chiunque abbia un cane sogni di viverci abbracciato, ma molti cani non sono da contatto continuo ed è giusto rispettare la loro individualità.

Ci sono cani invece che adorano il contatto e si spalmano su chiunque incontrino, ma anche in questi casi, c’è sempre il momento più adatto e quello meno adatto per darglielo, come ad esempio quando il cane è fuori e che, preso dagli odori e dalle situazioni e a volte teso nel gestire stimoli ambientali, può sussultare anche per una carezza. 

E poi, ci sta abituare il cane ad essere toccato da un veterinario perché ne va della sua salute, ma basta la quotidianità e la giusta attenzione per arrivarci. Farlo toccare a prescindere da parenti e amici come un fenomeno da baraccone è un’altra cosa ancora.

Come regolarvi dunque con il vostro cane e quello degli altri?
Dai che lo sapete, vi sento che vi state già rispondendo da soli. 
Si deve osservare, ascoltare, provare, senza mai avere fretta.

L’educazione di un cane non si misura sul numero di mani che lo possono toccare ma dalla sua serenità.

Ricordatevi questo: ogni tocco è un’emozione, dategli quindi sempre il giusto peso.

E  poi, non è così anche per noi?

Conosci. Ascolta. Comunica.
Francesca D’Onofrio

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