VALUTAZIONI SBAGLIATE

Le righe che seguono sono frutto di una riflessione che riguarda le valutazioni sbagliate sui cani e i danni che ne possono conseguire. 

Vi farò un esempio, uno dei tanti che ogni settimana mi capitano sotto gli occhi. Non il più eclatante, sapete che non amo spettacolarizzare sul dolore, ma di certo significativo, perché nel caso di questa storia, tutto viene raddoppiato: due cani famigliari, due valutazioni errate, due interventi sbagliati, due cani “rovinati”.
Ricevo un ragazzo con una coppia di cani, ma la mia valutazione è stata richiesta per uno solo dei due.
Come spesso succede, ancor prima che faccia qualsiasi domanda, mi vengono raccontati di getto percorso e valutazione fatti in precedenza per il cane problematico e del fatto che l’altra fosse considerata senza problemi.

Li osservo ma non vedo nulla di ciò che mi stanno raccontando, anzi, vedo  tutt’altro.

Nel cane in valutazione definito agitato, ansioso, asociale drogato di palla e irrecuperabile perché così di carattere (queste le parole dette dal ragazzo) vedo solo un’enorme sensibilità.
Quel cane non è ansioso di carattere, né agitato per vocazione.
Dalla mia valutazione emerge invece immediatamente una grande difficoltà nel gestirsi molte situazioni fuori e dentro casa, e questo lo manda talmente in crisi  da risultare quasi incontrollabile.
E non è asociale. Non ha semplicemente competenze e non sa come gestire i conspecifici, quindi preferisce ignorarli, evitarli e se insistenti, cacciarli.
Così, con il tempo e un percorso che lo ha portato ad aumentare ancor di più la sua fragilità, questo cane si è chiuso sempre più nel suo mondo, fatto di paure sempre più grandi e di una palla, per reggerle un po’ meglio, poi sottratta e vietata perché vista come come qualcosa di sbagliato, drogante (e dire che sarebbe bastato inserirla correttamente e permettere a quel cane di usarla come coping per dargli già un grande aiuto iniziale).

La sorella invece, quella definito senza alcun problema, passa tutto il tempo della valutazione ad esibire comportamenti dislocati, senza tregua, mentre lo sguardo è perso e la respirazione sempre più accelerata. Espressioni diverse della stessa fragilità dell’altro.

Come ciliegina sulla torta, i due non hanno rapporti tra loro e sono stati definiti per questo incompatibili. Ma la ragione, ancora una volta, non è l’asocialità di uno contro la perfezione dell’altra. Entrambi sono talmente in crisi ognuno con i propri problemi, che faticano a reggere anche quelli dell’altro e così si evitano, si mantengono a distanza se non per alcune rare occasioni.
Anche i miei allievi tirocinanti di primo livello non faticano a vedere che le precedenti valutazioni sono completamente errate.
I cani non sono sereni. Entrambi. Anzi, quella considerata non problematica sta anche peggio. E gli interventi fatti (e non fatti) fino a quel momento su di loro, sono completamente errati.

Il ragazzo per fortuna si è reso conto che le cose non vanno, che quegli interventi sono più dannosi che altro, ma i cani e le persone che rimangono intrappolate in queste situazioni non si contano più.

Le cause principali di valutazioni e interventi sbagliati sono molto spesso i pochi strumenti valutativi, una conoscenza della comunicazione del cane limitata, la carenza di profondità analitica, i metodi standardizzati, il mancato riconoscimento della complessità individuale e, cosa non da meno, la poca voglia del professionista di mettersi in discussione e osservare anche il proprio operato con spirito critico.

Il punto non è mostrare la propria bravura, perché è pieno di professionisti che sanno lavorare egregiamente. Il punto è smascherare coloro che non sanno farlo e dare uno scossone a chi con leggerezza si affida a loro. Perché è vero che ci si può incappare in buona fede, ma è anche vero che spesso le persone vanno dal più comodo sotto casa o da quello che ha la pubblicità più visibile, da chi ha più followers su un social, ma non vanno oltre, non approfondiscono sul professionista, sul metodo, sull’etica, come fossimo tutti uguali. E questo è un male.

Io stessa pretendo da chi richiede un mio parere professionale che approfondisca prima chi sono, come lavoro e la mia etica.

Il primo grande passo che una famiglia può fare per il proprio cane è andare a fondo e capire chi ci metterà mano, esattamente come si farebbe con un dentista, un veterinario o un avvocato, perché lo sappiamo bene che c’è di tutto là fuori e la cinofilia, forse più di moltissime altre categorie, è piena di rischiosissime differenze.

Conosci. Ascolta. Comunica.
Francesca D’Onofrio

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